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L’industria automobilistica sta affrontando una delle rivoluzioni più grandi da quando è sorta.
L’aumento delle immatricolazioni delle vetture ad alimentazione 100% elettrica plug-in a livello mondiale è ormai consistente, ma richiede a gran voce un’infrastruttura di ricarica che riesca, in maniera omogenea e ben distribuita, a soddisfare le esigenze dei possessori di questi veicoli.
Se fino a questo momento la rete di colonnine rappresentava uno dei punti deboli dell’espansione della mobilità elettrica, il recente report pubblicato dalla IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) ha sottolineato come, nel 2019, ci sia stato un vero e proprio incremento delle stazioni di ricarica pubbliche, che nel mondo hanno superato quota 860.000, facendo registrare un +60% (rispetto all’anno precedente). Tra queste, però, solo il 31% delle colonnine è dotata di una potenza di ricarica sopra i 22 kW, un dato che dimostra come ci sia ancora molto lavoro da fare in termini di infrastruttura. A queste si aggiungono, inoltre, i 6,5 milioni di punti di ricarica installati privatamente in campo domestico.
La Cina domina il mercato
Uno dei Paesi che ha più creduto e investito nell’espansione della mobilità elettrica è la Cina, che rimane leader del mercato elettrificato con l’immatricolazione di 1,2 milioni di vetture ibride e elettriche nel 2019, per un totale di circa 4,17 milioni di vetture a basso impatto ambientale. I grandi numeri in termini di parco circolante, uniti ad un vasto territorio e alla presenza di grandi città che diminuiscono la possibilità di installare punti di ricarica domestici (all’ombra della Grande Muraglia sono solo 2,4 milioni), hanno richiesto ingenti investimenti per ampliare la rete pubblica da parte del Governo. A fine 2019, infatti, erano più di 500.000 le colonnine di ricarica distribuite sul territorio cinese che, considerando le 862.811 a livello mondiale, si traducono in circa un 58% del totale. Di queste, 301.000 hanno una potenza inferiore ai 22 kW mentre le restanti sono fast charge.
USA ed Europa inseguono
Al secondo posto, lontano dai numeri della Cina, nella classifica per numero di punti di ricarica pubblica presenti sul territorio troviamo gli Stati Uniti con 77.000 unità, di cui 64.000 a bassa potenza e 13.000 fast charge. A seguire Olanda, Giappone, Francia, Gran Bretagna e Germania rispettivamente con 50.153, 30.394, 29.701, 27.094 e 22.031 punti di ricarica distribuiti sul territorio.
E in Italia?
Per quanto riguarda l’infrastruttura di ricarica, la situazione in Italia non è delle migliori.
Il Governo italiano con il Decreto Semplificazioni ha voluto dare un forte input all’espansione della mobilità elettrica cercando di diminuire il più possibile la burocrazia per l’installazione di una sola colonnina di ricarica che al momento richiede fino a 18 approvazioni differenti. L’obiettivo è quello di garantire almeno un punto di ricarica ogni 1.000 abitanti e l’obbligo per le stazioni di servizio in autostrada di mettere a disposizione degli automobilisti almeno una colonnina per la ricarica delle auto elettriche. L’ultimo dato pubblicato in uno studio di Motus-E a febbraio 2020 parla di 7.203 stazioni di ricarica per un totale di 13.721 colonnine con una distribuzione prevalentemente concentrata nel centro-nord.