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Avevamo bisogno di una pandemia per renderci conto del patrimonio di marchi piccoli, medi e grandi che popolano l’industria e che hanno, loro malgrado, “beneficiato” di quanto è successo. Questi marchi non fanno parte di alcun gruppo ma si muovono con indipendenza ed estrema agilità, creando un canale diretto con il mercato. Del resto, se c’è una cosa che non può cambiare, nè tanto meno fermarsi, è la rete, Internet. Finché esisterà la possibilità di raggiungere un cliente in tutto il mondo attraverso una connessione dati, esisteranno sempre le basi per creare un rapporto diretto e sviluppare un business. A patto chiaramente che il modello sia vincente.
Provate a immaginare lo scenario che tuttora viviamo e che, nella fase più acuta, ha fermato l’industria come mai è successo finora. Le fabbriche hanno chiuso ed, a cascata, hanno chiuso tutte quelle appartenenti alla supply chain, con una carenza di parti e forniture che è continuata, nell’industria degli orologi, anche alla ripartenza.
Mentre i grandi gruppi hanno reagito con lentezza al repentino cambiamento delle regole del mercato, preoccupandosi di gestire costi di struttura ed inerzia di una gigantesca macchina organizzativa, i marchi indipendenti hanno vissuto probabilmente la loro stagione migliore, grazie a modelli di business “go to market”, caratterizzati dal contatto diretto con il consumatore finale ed un customer service chirurgico, pronto a rispondere ad ogni necessità e con rapidità.
In questo articolo non mi riferisco ai grandi nomi dell’universo “Indie Watchmaking”, la cui notorietà consente loro di gestire lunghe liste d’attesa (i fratelli Groenefeld hanno ad esempio annunciato, con un messaggio a sorpresa, che non accettano nuovi ordini fino a data da destinarsi) ma a piccoli marchi della fascia d’accesso sparsi per il mondo.
Mentre i primi sono ormai una minaccia acclarata per i nomi più aristocratici dell’alta orologeria, i secondi iniziano a dare noie ai marchi mainstream nella fascia del lusso accessibile, quella per capirci entro la fascia dei duemila Euro, i cui volumi produttivi sono rilevanti. Poiché sarebbe impossibile citarli tutti, provo ad estrarre alcuni esempi di marchi di successo, che producono bassi volumi o quelli dalla massa critica rilevante.